Devo dire che a titoli come quello di Riccardo Luna “I 10 anni di Facebook, il social dei teenager che ora ha conquistato persino i nonni” preferisco il più cauto “Tanti auguri Facebook, il social che anche gli anziani sanno usare” di Lorenzo Rossi Doria.
Riccardo Luna afferma:
Il social network inventato da un teenager in crisi amorosa, è diventato indispensabile per i nonni. Sì, i nonni. Le generalizzazioni sono sempre sbagliate ma ha molto senso dire che oggi più che un luogo dove rimorchiare la compagna di banco, Facebook è uno strumento utilissimo per combattere la solitudine della terza età (e per il marketing delle aziende ovviamente). In qualche misura lo dicono anche i dati.
Ecco appunto, per come la vedo, solo “in qualche misura”. Luna cita l’Osservatorio di Vincenzo Cosenza che mostra come, anno dopo anno, la composizione della popolazione di Facebook stia progressivamente cambiando. La fetta di iscritti che cresce di più è quella degli over 56, con un ritmo annuo del 40%, passando dalle 12 mila unità del 2008 ai due milioni e 236 mila di oggi.
Trovo ci sia un errore di fondo nelle conclusioni di Luna. Come vediamo dal grafico l’ultima fascia di breakout per età messa a disposizione da Facebook è “56+”, una fascia ampia che include la Terza Età (65+) ma anche utenti 56-64 che anziani proprio non sono. Mi chiedo: se potessimo avere un ulteriore split dei dati il numero assoluto dei 65+ sarebbe ancora così rilevante?
Lo stesso Luna commenta:
Nella fascia di età in cui gli italiani di solito non usano la rete, più di due milioni di persone hanno “scoperto” il web grazie a Facebook che quindi ha involontariamente svolto un lavoro incredibilmente utile nel combattere l’analfabetismo digitale.
E infatti sia Istat che Censis confermano come i PC stentino ad entrare nelle case (e nelle abitudini) dei più anziani. Gli stessi smartphone si stanno diffondendo ma c’è un bel 64% di persone che ancora non li usa per scaricare e usare applicazioni.
A supporto della tesi di Luna va fatta però una riflessione sull’accuratezza dei dati di Facebook. Le vecchie generazioni sono molto più caute delle nuove nel dichiarare i propri dati personali online. Non mi stupirebbe pertanto che i 65+ siano di più ma che non abbiano volutamente inserito dati, o ne abbiano inseriti di non veri.
E’ innegabile che la loro presenza sia in crescita, e il loro comportamento diverso dai più smaliziati teenager. Molto probabilmente hanno meno “amici” perché si limitano ai più stretti. Ed è ancora più probabile che difendano di più la privacy della propria famiglia, quindi ci penseranno due volte prima di condividere le foto dei nipotini. E mi piace pensare che, inizialmente incoraggiati e affiancati da figli e nipoti, dopo la prima diffidenza inizino ad usare Facebook in modo costante. Dello stesso avviso Rossi Doria, che ha raccontato così la sua esperienza da responsabile comunicazione e social network per il Sindacato Pensionati Italiani (SPI) di CGIL:
“È facile da usare, è intuitivo e favorisce una discussione ampia e meno frammentata rispetto ad altre piattaforme, cosa assai importante per persone a cui in genere piace discutere e farlo a lungo.” […]
“Facebook può essere anche lo strumento con cui tenere viva la memoria del tempo passato, con cui non disperdere i ricordi ma rilanciarli e magari trasmetterli a chi è più giovane.” […]
“Un’anziana navigatrice tempo fa ci ha scritto: “Per me andare su Facebook è un trionfo perché ho scoperto cose bellissime che non sapevo esistessero. Grazie alle tecnologie mi sento più forte. Ora ogni giorno imparo qualcosa in più, ho fatto solo la quinta elementare”.”
Insomma non solo passato ma anche molto presente. L’impressione è che oggi gli anziani investano più attivamente il tempo a disposizione cercando la socialità e informandosi molto, ad esempio su temi di attualità e salute.
Concludendo, non ho dubbi che anche per i nonni il futuro sarà sempre più “social”, ma è ancora presto per dire che Facebook sia diventato “fondamentale” nella loro vita quotidiana.